Attesa.
L’attesa (e l’urgenza) della vita e l’attesa (paziente) della morte.
Azioni rapide e urgenti si intrecciano allora ad azioni più lente e pazienti:
il cucito.
Cucire come possibilità di recuperare un gesto quotidiano, antico, concreto: tenere insieme, aggiustare, dare forma.
Azioni lente che segnano il ritmo delle riflessioni. Riflessioni che seguono il ritmo del cucito.
Cucio per non perdermi. Cucio per non perdere.
Tessuti leggeri e trasparenti. Bianco su bianco. Tessuti lievi e delicati.
Tessuti più pesanti, consistenti, spessi, le cui trame si intrecciano con le trame del mio cucire.
Ferro che diviene filo, traccia che si unisce e si intreccia ad altre tracce.
Oltre il limite.
Oltre un tempo che non può essere definito se non attraverso l’azione che si ripete, che infonde sicurezza, che scandisce i pensieri, che permette di dare un nuovo senso al tutto.
Ritrovata certezza. Ritrovata instabilità. Nuova ricerca.
Marta Vezzoli